Federazione Moda Italia-Confcommercio esprime soddisfazione per l’incontro avuto oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel cuore di un anno che si apre con segnali ancora troppo deboli per il settore. Il dettaglio moda – spina dorsale del Made in Italy con 164.369 negozi che danno lavoro a 299.793 persone – sta affrontando un passaggio delicatissimo che potrà essere superato esclusivamente con maggiore attenzione da parte di tutti e soprattutto delle Istituzioni.
Preoccupano due tipi di concorrenza:
- la prima quella distorsiva dell’ultra fast fashion, alimentata da un’esplosione di spedizioni da Paesi extra UE – 4,6 miliardi nel 2024, il doppio rispetto all’anno precedente – che godono di esenzioni doganali sotto i 150 euro. Una dinamica che rischia di minare il tessuto economico ed urbano nazionale, mettendo in crisi i negozi di vicinato;
- la seconda riguarda le scelte commerciali delle nostre stesse aziende fornitrici che si vogliono sostituire ai negozi di prossimità, tralasciando l’indispensabile valore del rapporto di collaborazione tra fornitori e commercianti, a discapito della tenuta di tutta la filiera.
Alcuni segnali positivi arrivano, comunque, dallo shopping tourism con una crescita continua degli acquisti (+9% sul 2024) che dimostra l’apprezzamento per l’offerta dei nostri punti vendita.
Per Giulio Felloni, Presidente nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio: “In un positivo e costruttivo incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, abbiamo sottolineato l’esigenza di un ‘Piano Italia per la Moda’ che punti al consolidamento di tutta la filiera, senza tralasciare alcuna componente ed in particolare i negozi di prossimità. Ci domandiamo quali saranno le ricadute sull’intera filiera e sulle nostre città se i consumi interni di prodotti di moda continuano a ridursi e se i negozi continuano a chiudere. Abbiamo chiesto un’adeguata attenzione istituzionale per evitare il rischio che corre il nostro Paese di una non auspicabile desertificazione commerciale che non colpisce solo l’economia, ma anche la sicurezza, l’identità urbana e sociale delle nostre città.
Per questo abbiamo presentato al MIMIT una serie di proposte concrete per rafforzare il commercio di prossimità, presidio fondamentale del Made in Italy e motore di occupazione, cultura e bellezza e, tra queste vogliamo evidenziare: per i consumatori, detrazioni fiscali ed incentivi sugli acquisti di moda nei negozi di prossimità;
per le imprese, crediti d’imposta sui costi di gestione, locazioni, magazzini e pagamenti digitali;
per superare gli squilibri commerciali, un intervento deciso all’insegna del principio ‘stesso mercato, stesse regole’ utile a fronteggiare la concorrenza sleale di alcuni colossi del web.
Crediamo – conclude Felloni – che rilanciare il settore moda significhi investire nel futuro delle nostre città, nella qualità della vita e nell’identità culturale che rende unico il nostro Paese. Sostenere i negozi di moda significa difendere in modo sostenibile il Made in Italy e il ‘Sense of Italy’ che il mondo ci riconosce: un mix inimitabile di eleganza, creatività e lifestyle”.