IL FUTURO NON (SI) CHIUDE. BASTA CHIUSURE! SIAMO ALLO STREMO.

In concomitanza con la campagna di comunicazione di Confcommercio “Il Futuro non (si) chiude” (CLICCA QUI) volta a raccontare la crisi, il sentiment, ma anche la voglia di ripartire e riaprire degli imprenditori del terziario di mercato ed in particolare del settore moda che ha perso 20 miliardi di consumi con la chiusura definitiva di 20mila negozi, Federazione Moda Italia ha evidenziato al Ministro dello Sviluppo Economico la necessità e l’urgenza delle APERTURE DEI NEGOZI DI MODA IN ZONA ROSSA, nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza.

  1. 110 MILA NEGOZI DI MODA, ABBIGLIAMENTO, CALZATURE, PELLETTERIA E ACCESSORI CON OLTRE 310 MILA ADDETTI CHE HANNO INVESTITO PER FAR LAVORARE I DIPENDENTI E ACCOGLIERE I CLIENTI IN TUTTA SICUREZZA
  2. EPPURE SIAMO TRA LE POCHISSIME ATTIVITA’ CHIUSE PER DECRETOSENZA UNA MINIMA SPIEGAZIONE
  3. ABBIAMO CONTENUTO LE PERDITE DI FATTURATO CON FORTI SCONTI, PROMOZIONI E SALDI, RIDUCENDO PERO’ I MARGINI E LE POSSIBILITA’ DI SOPRAVVIVENZA
  4. SIAMO STATI BEFFATI DAI DECRETI RISTORI E SOSTEGNI
  5. PERDEREMO ULTERIORI 3 MILIARDI DI EURO DI CONSUMI CON QUESTO ULTIMO LOCKDOWN DI PRIMAVERA
  6. ABBIAMO VISTO LA CHIUSURA DI 20MILA NEGOZI DI COLLEGHI CHE OCCUPAVANO 50 MILA ADDETTI

E ORA ?
NON CE LA FACCIAMO PIU’
VOGLIAMO RIAPRIRE
ABBIAMO BISOGNO DI RIAPRIRE
IL FUTURO NON (SI) CHIUDE

Nonostante le richieste inviate a metà febbraio al Presidente del Consiglio, con le specifiche del comparto moda (CLICCA QUI), oltre 110 mila negozi di moda, tessile, abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori, che occupano 310 mila addetti non hanno trovato risposte adeguate nel Decreto Sostegni.

Gli indennizzi sono troppo selettivi e le risorse necessarie per far fronte alle scadenze fiscali e contributive, con addetti, proprietari immobiliari, fornitori e utenze, sono veramente insufficienti. Anche la soglia minima di perdita del 30% è troppo elevata per un settore che è stato spinto dalle chiusure forzate per contenere i cali di fatturato attraverso il notevole ricorso a sconti, promozioni e saldi, riducendo così la propria marginalità e di conseguenza la capacità di proseguire l’attività.

Se le aziende chiudono, non ci sarà più futuro per molti imprenditori e lavoratori con le loro famiglie, ma anche per le nostre città che si desertificheranno, perdendo anima e appeal, oltre a sicurezza, decoro, relazioni e valore immobiliare. Insomma, NON VOGLIAMO LASCIARE IL NOSTRO FUTURO ai colossi del web che si stanno avvantaggiando proprio dalla chiusura dei nostri negozi.

Federazione Moda Italia – Confcommercio dà voce alle imprese che chiedono di RIAPRIRE e di farlo SUBITO perché, oltre al diritto alla SALUTE va salvaguardato anche il diritto al LAVORO.

AI NEGOZI SERVONO RISPOSTE SUBITO E IN PARTICOLARE, OLTRE ALLA RIAPERTURA DELLE ATTIVITA’ IN SICUREZZA:

  1. indennizzi congrui alle perdite subite per le restrizioni;
  2. estensione del “credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda” per le mensilità 2021 (ex art. 28 del DL 34/2020 “Rilancio”, almeno fino al 30 giugno COME previsto per le imprese operanti in ambito turistico) e del credito d’imposta per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore tessile, della moda e degli accessori (ex art. 48 bis del DL 34/2020 “Rilancio”);
  3. proroga della sospensione dei versamenti tributari e dei contributi previdenziali e assistenziali;
  4. proroga della sospensione dei termini di scadenza relativi a tutti i titoli di credito ex art. 11 DL 23/2020 con cancellazione d’ufficio di protesti o contestazioni sopravvenute;
  5. immissione di liquidità garantita e senza merito creditizio con scadenze decennali.

Il futuro non (si) chiude

#ConfcommercioCè #FederazioneModaItaliaCè #FederazioneModaItalia #Federmoda #Confcommercio #alfiancodelleimprese

Articoli consigliati